ebook di Fulvio Romano

lunedì 28 gennaio 2013

Una bella intervista a Cardini sul Berlusconi-Mussolini...

... da LA STAMPA web di oggi

Cardini: “In quelle frasi c’è un complesso napoleonico e la ricerca di voti vacanti”

Lo storico: “Giudizi privi di valore scientifico”


Berlusconi è scivolato su un bricolage di fantastoria: una mistificazione con finalità elettorali e demagogiche». Il professor Franco Cardini, storico dell’università di Firenze, stigmatizza la «lettura anti-scientifica del fascismo offerta dall’ex premier».

Cosa la inquieta nella «rivalutazione» di Mussolini?
«La strumentalità. Berlusconi loda il Duce perché sta inseguendo un bottino di voti vacanti e non certo per aprire una riflessione culturale sul Ventennio. In politica l’uso della storia è fisiologico, l’abuso no. Anche Stalin e Hitler hanno fatto cose buone: la legislazione sociale e il Welfare del nazismo erano notevoli, ma ciò non significa nulla. E non attenua affatto le colossali colpe di quei totalitarismi. La storia non è giustificazionista e viene insegnata proprio per dare ai cittadini dei modelli. La riappropriazione della storia deve diventare progettualità nel tempo presente. La memoria, infatti, è la garante della nostra identità. Come diceva Platone, sapere è ricordare: se non ricordiamo, non sappiamo niente, non siamo niente. La memoria è un dovere. L’ex premier non è uno storico serio e fa dell’autobiografismo».

Cioè Berlusconi si paragona al Duce?
«Ha un complesso napoleonico ma, pur con il suo scarso senso dell’umorismo, capisce che solo i matti si identificano con Napoleone. E dunque si riconosce in un immaginario Mussolini visceralmente anticomunista, ignorando il ben più complesso rapporto tra il fascismo e l’Unione Sovietica. Inventa un Duce diverso dalla realtà per un cesarismo populista alla Perón. Al tempo stesso la memoria non va confinata in una giornata di celebrazioni: va trasformata in materia di studio e di meditazione, dai banchi di scuola ai mass media. La retorica invece è destinata a sclerotizzarsi e a cadere, col tempo, nel vuoto».

Perché lo boccia in storia?
«Sono giudizi privi di valore scientifico. È lo stesso stravolgimento della storia inscenato dai leghisti con celti e Padania. Al contrario di questa paccottiglia, la memoria storica ha, in una società civile consapevole, la funzione altissima di contribuire alla progettazione d’un futuro migliore. Questo non vuol dire che non sia proibito esprimere valutazioni discordanti sul passato. Però serve serietà d’intenti e di metodo. Certo, Mussolini rispetto a Hitler non deteneva il potere totale perché sentiva il fiato addosso della Chiesa, della corona, dell’esercito, della finanza della massoneria, però fu senza ombra di dubbio il dittatore che privò gli italiani della libertà. Se le tirannie del passato sono finite, il ventre che le ha partorite è sempre gravido di altri mostri: magari d’aspetto diverso. “L’uomo non ricorda nulla: ricostruisce di continuo”, ammoniva Lucien Febvre. La storia è razionalizzazione critica della memoria. Non è materia per giochi elettorali né per giudizi-slogan». [Gia. Gal.]