ebook di Fulvio Romano

sabato 28 gennaio 2017

Putti: ormai non ne potevamo più di obbedire a un algoritmo

LA STAMPA

Italia

Putti: ormai non ne potevamo più

di obbedire a un algoritmo

L’esponente genovese, tra i primi eletti M5S in Italia, va via 

e accusa le pratiche di comando e propaganda dello staff

Nel 2012 Paolo Putti era stato il candidato sindaco del M5S a Genova. Un antesignano del Movimento. Uno che ci credeva davvero, uno dei primi “No Gronda”, uno che veniva dalla sinistra, dal lavoro in cooperativa, dall’idea che «la gente andava convinta al di là del consenso». Ma a pochi mesi dalle nuove elezioni comunali lo scenario è molto cambiato: colui che per anni ha rappresentato l’essenza stessa del Movimento, giovedì sera è uscito dal M5S insieme ad altri due consiglieri, fondando il gruppo “Effetto Genova”. Storia di un addio annunciato, verrebbe da dire. «Non ne potevamo più di obbedire ad un algoritmo, di non avere la libertà di pensiero e di parola, di essere delegittimati con un semplice post scriptum sul blog» spiega ora Paolo Putti. «La mia priorità sono i cittadini e se li devo difendere li difendo anche da questo Movimento».

Alla fine lo strappo è arrivato davvero e a pochi mesi dalle elezioni comunali. Perché? «I motivi sono tanti. Ero entrato in un Movimento che chiedeva molte cose, anche sacrifici a noi esponenti, ma c’erano punti fermi e non solo la ricerca del consenso. Ora invece la stella polare è la ricerca del consenso, in consiglio comunale ci viene chiesto di votare no a prescindere. E poi la delegittimazione, insopportabile: ci sono le comunali, no? Organizziamo un’assemblea, stabiliamo un percorso e subito dopo arriva un post scriptum sul blog di Grillo che ci sconfessa». La goccia che ha fatto traboccare il vaso? «Veramente il vaso è esploso. Tutti i miei comunicati dovevano essere vagliati da non so chi, poi si dice che Trump e Putin sono grandi statisti e io me ne devo stare? La verità è che si è rotto il feeling sulla voglia di fare comunità. Noi non vogliamo fare i televenditori». “Effetto Genova” sa tanto di “Effetto Parma”. Dica la verità: c’è lo zampino di Pizzarotti? «Assolutamente no. Federico l’ho sentito a cose fatte: noi eravamo in sofferenza da tempo. “Effetto Genova” perché spero che non vada perso il nostro lavoro per Genova». A sinistra lei è molto corteggiato, per la sua storia passata e per le sue posizioni in Comune. Si candiderà? «Sicuramente non mi candiderò a sindaco della mia città perché c’è anche una valutazione tecnica. Spero che lo faccia qualcuno con forti competenze. E poi io non ho in testa niente: ringrazio chi mi ha contattato, ma mi fermo qui. Io ho la tranquillità della mia famiglia e del mio lavoro, non devo per forza fare delle cose. Non la disturba pensare che ora, quanto meno a Genova, il M5S è in mano ad un algoritmo della politica? «Sono molto preoccupato per il M5S. Ma nello stesso tempo la mia priorità sono i cittadini e se devo difenderli lo farò anche da ciò che è diventato il Movimento». A sinistra sta nascendo Campo Progressista. Le interessa? «In generale non mi interessa tutto quello che ha il sapore radical chic. La scommessa è riuscire a parlare alla gente comune, agli artigiani e agli operai, a quelli che non arrivano a fine mese, ma anche agli ingegneri, agli avvocati, agli intellettuali. Questa era la cosa interessante del M5S prima maniera. E comunque non potrei mai essere alleato del Pd, che ho combattuto per anni». BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

alessandra costante


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