Italia
Prodotti stranieri e prezzi in picchiata
in Liguria scoppia la guerra delle acciughe
La Coldiretti: costretti a distruggere il nostro pescato
La Coldiretti: costretti a distruggere il nostro pescato
La stagione delle acciughe si annuncia promettente ma fra grossisti e pescatori è subito polemica. I primi accusano i secondi di prendere troppi pesci e di rovinare il mercato, i pescatori reagiscono puntando il dito sui grossisti che comprano acciughe in Spagna e in Croazia e li costringono a buttare le italiane.
Tutto comincia nella notte fra giovedì 28 e venerdì 29 aprile, quando sui mercati liguri vengono sbarcate 6000 casse di acciughe. I grossisti provano a dirottarle su Milano e Torino, ma alla fine metà prodotto non trova acquirenti perché abitualmente il mercato ne assorbe 1200-1300. Il prezzo crolla, 5 euro a cassa: in ogni cassa ce ne stanno 7 chili, e vale la pena di sottolineare come in questa stagione gli esemplari siano piuttosto piccoli, cioè non adatti a essere salati o cucinati.
I grossisti insorgono e Daniela Borriello, leader di Coldiretti Impresapesca, risponde per le rime: «Siamo costretti a distruggere il pescato per colpa vostra, importate dall’estero e trattate il prodotto per farlo durare». Vero. Per essere conservate quattro o cinque giorni, le acciughe straniere vengono immerse in acqua gelata e bisolfito: niente di velenoso, spesso si fa anche con i gamberi perché la testa non diventi nera, ma il gusto ne risente.
I grossisti si difendono sostenendo che non possono comportarsi diversamente, almeno per quanto riguarda il 20% della merce. Da quando i supermercati hanno aperto il comparto pesca il mercato è impazzito, perché se il pesce non è programmabile le esigenze delle grandi catene di distribuzione devono esserlo: e insomma le acciughe spagnole e croate costituiscono le scorte necessarie al business. Poi, se sopraggiunge il pescato locale, viene ovviamente preferito.
Daniela Borriello insiste, sostiene che ai grossisti conviene smerciare prima il prodotto estero perché è già pagato. Replica: si tratta di cifre molto basse, se il prodotto nostrano è disponibile anche il prezzo scende e a quel punto conviene tutelare la clientela.
Innocenti i dettaglianti, a parte casi isolati che però configurano il reato di truffa. Ieri mattina, alla celebre pescheria Gnin di Voltri, a Genova, le acciughe piccole costavano 4,90 euro e quelle grosse 8,90. Liguri doc. Nella medesima delegazione, patria dei pescatori genovesi, Beppe Bozzolo ricordava come «giovedì 28 abbiamo venduto tutto, fino all’ultima acciuga, e se il tempo tiene contiamo di fare un’ottima stagione. C’è tantissimo pesce, e infatti il mare è pieno di tonni».