ebook di Fulvio Romano

lunedì 22 maggio 2017

La terra dell'olivo non si cura dell'uliveto storico della Garbella. (Ndr)

LA STAMPA

Imperia

Si trova a Garbella di Imperia: convenzione per gestirlo 

Oliveto sperimentale

Un appello per il sito

di importanza storica

Nato negli Anni ’30, è un “laboratorio” di piante

Si trova in regione Garbella, sulla strada per Poggi, ha una superficie di 14.507 metri quadrati e, quando negli anni Trenta lo aveva creato, il professor Carlo Carocci Buzi, eminente studioso, vi aveva messo a dimora 190 piantine di olivo di 14 varietà da olio e otto da tavola. Ma adesso, il destino dell’Oliveto sperimentale di Imperia patrimonio di cultura del territorio, è fortemente a rischio.

A lanciare l’allarme è Fabio Natta, il presidente della Provincia, l’ente che ne è proprietario: «Lo stato in cui si trova l’Oliveto è evidente e non possiamo fare finta di niente. La Provincia ha un presente incerto, il suo futuro lo è ancora più, e soprattutto è privo di risorse. Nel caso specifico l’ente ha difficoltà, perché non ha più funzioni legate all’Agricoltura e si trova così in un limbo indefinito. Ma una certezza c’è: la destinazione dell’Oliveto, un gioiello anche del cuore». 

Nessuna cessione o trasformazione d’uso, quindi, come qualcuno temeva? «La nostra amministrazione, rinnovata da poco, ma confermata in gran parte, ha detto in maniera forte e chiara che l’Oliveto sperimentale deve essere tutelato e valorizzato e qualsiasi altra destinazione diversa è da escludere, come del resto la vendita. Sarebbe un torto alla città, al territorio. Non ci limitiamo a dire non lo vendiamo ma abbiamo approvato di recente un regolamento per l’utilizzo dell’Oliveto, che evidenzia una serie di possibili modalità di utilizzo», assicura Natta.

La Provincia, attraverso una convenzione con qualche associazione (durata sette anni), punta «a mantenere la destinazione agricola e alla valorizzazione della pianta di ulivo in tutte le sue forme, anche di tipo sociale, culturale ed educativo».

E non dovrebbe essere diversamente una zona da sempre a larga vocazione olivicola, e dove si stima che le pietre impiegate nelle caratteristiche «fasce» abbiano un volume di quasi 140 milioni di metri cubi, l’equivalente di 80 piramidi di Cheope: quelle che Giovanni Boine, lo scrittore di cui ricorre il centenario, definiva «le nostre cattedrali».

A prendere posizione a favore dell’Oliveto è stata anche la Cumpagnia de l’Urivu, che in questo terreno ogni anno pianta due alberi di ulivo in onore di importanti personaggi locali (nel 2017, Sergio Lanteri, fondatore del Comitato San Giovanni e presidente dell’Accademia dello Stoccafisso, e la socia centenaria Emma Acquarone): «Intendiamo collaborare per promuovere questo sito unico. L’oliveto ha funzioni idrogeologiche e climatiche, e la scomparsa dell’olivo segnerebbe, dove non esistono alternative, la definitiva scomparsa della popolazione agricola», sostiene la presidente .

stefano delfino