Ottantacinque anni tra pochi mesi, insegnante elementare di ruolo per ventotto in Trentino Alto Adige, Maria P. (nome di fantasia) potrebbe rientrare a pieno titolo nella casistica dei pensionati italiani “di lungo corso” a cui il presidente dell’Inps Tito Boeri vorrebbe chiedere un contributo di solidarietà. I dati diffusi ieri dall’Istituto pensionistico riguardano per il momento solo i dipendenti del settore privato, se si aggiungono quelli del pubblico – ex Inpdap - le 474 mila pensioni erogate prima del 1980 potrebbero diventare molte di più. Maria, una carriera tra i banchi delle scuole elementari iniziata a 19 anni appena diplomata, e 1200 euro di pensione ogni mese dal 1980, quasi trasale di sorpresa nel sentirsi definire una potenziale “pensionata d’oro”: «Io ho richiesto la pensione quando ho scoperto di avere dei gravi problemi di salute, dovevo affrontare delle cure e sapendo che questo avrebbe reso difficile il mio lavoro a scuola, ho preferito richiedere la pensione».
Il presidente dell’Inps dice che in passato sono state fatte concessioni eccessive che oggi pesano sulle spalle dei contribuenti, soprattutto quelli più giovani, cosa ne pensa? «Che suona tutto un po’ assurdo. Io ho iniziato a lavorare a 19 anni come supplente in Trentino Alto Adige prima di entrare di ruolo in una scuola elementare di Trento. Quando ho chiesto di andare in pensione l’ho fatto, credo, con un atto di responsabilità: dovevo affrontare delle cure serie e sapevo che questo avrebbe avuto qualche ripercussione sulla continuità del mio lavoro, non ho avuto nessuna agevolazione per la mia malattia, avrei potuto averne ma non mi andava di continuare in quel modo e ho deciso di chiedere la pensione, lasciando per di più un posto di lavoro che mi piaceva». Quanti anni di contributi aveva maturato quando ha richiesto la pensione? «Avevo ventotto anni di insegnamento alle spalle, ma tutti gli anni precedenti all’entrata di ruolo li ho dovuti riscattare, erano quattro anni e i contributi mi sono stati trattenuti annualmente sullo stipendio al momento dell’assunzione. Poi forse sono anche andata in pensione nel momento sbagliato, non c’era ancora il contratto nuovo, se avessi aspettato un po’ avrei un assegno più alto. Oggi con 1200 euro al mese io sopravvivo». Che cosa pensa della possibilità di chiedere un contributo di solidarietà per i più giovani a chi è in pensione almeno da 36 anni come lei? «Che è un’idea un po’ strana di solidarietà. Parliamo di persone di più di ottanta anni che devono fare i conti con tutte le incertezze della vecchiaia. A una certa età, e comunque dopo una vita di lavoro, si pensa a come sopravvivere». [s. far.] BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI