Oggi marceranno ancora una volta accanto agli ambientalisti ed ecologisti per partecipare alla grande manifestazione di protesta contro l’abbattimento della foresta di Hambach minacciata dai lavori di ampliamento di una grande miniera di carbone tra Colonia e Aquisgrana. Ma quello dell’ecologia non è più il tema dominante e centrale per il Bündnis 90-Die Grünen, il partito dei Verdi tedeschi. Il loro guscio esterno è ancora verde, ma il nocciolo si è tinto anche di rosso socialdemocratico, blu neoliberista e persino di nero conservatore.
La crisi politicaNel pieno di una crisi politica che sta sgretolando le fondamenta del bipolarismo tedesco, con il lento tramonto della cancelliera cristiano-democratica Angela Merkel e l’erosione di consensi dei «Sozialdemokraten» dell’Spd, sono proprio i Verdi ad essere diventati la nuova forza politica di centro senza la quale in Germania sarà arduo in futuro dar vita a stabili maggioranze di governo. In vista delle elezioni amministrative nelle regioni chiave della Baviera e dell’Assia il 14 e 28 ottobre, il partito raggiunge nei sondaggi la quota record del 18% attestandosi al secondo posto nella graduatoria dei principali partiti, prima ancora dell’Spd e della destra populista della AfD.
A livello nazionale sono riusciti addirittura a raddoppiare i loro consensi dall’8,9% ottenuto alle politiche del 2017 agli attuali 17-18%. Una tendenza riscontrabile anche in numerosi altri Paesi europei, dalla Svezia all’Olanda, dove i vecchi ambientalisti di sinistra di un tempo conquistano fasce di elettori sempre più ampie e politicamente eterogenee. In una roccaforte del conservatorismo tedesco come quella del Baden-Württemberg, la regione di Stoccarda dominata un tempo dalla Cdu, da 7 anni a questa parte ad occupare la poltrona di governatore è il Verde Winfried Kretschmann che oggi difende anche gli interessi delle potenti lobby dei costruttori automobilistici Daimler e Porsche, e che ha appoggiato il recente inasprimento delle leggi sull’immigrazione.
Nella nerissima Baviera, la star della campagna elettorale è la verde Katharina Schulze, 33 anni, sempre sorridente, di bell’aspetto, moderata nei toni e politicamente pragmatica, e che con il suo carisma sta contribuendo al crollo di popolarità dei cristiano-sociali (Csu) che da oltre 60 anni dominano il loro feudo prealpino con maggioranze assolute e che adesso, col 33% delle preferenze indicate dai sondaggi, risc hiano nella peggiore delle ipotesi di ritrovarsi addirittura sui banchi dell’opposizione.
Le nuove alleanze«I Verdi profittano molto della crisi d’identità dei due grandi partiti tradizionali, quello della Cdu/Csu e del Spd», spiega il politologo Oskar Niedermayer dell’università di Berlino. «Paradossalmente, però, i Verdi profittano sia in Germania sia nel resto dell’Europa anche dell’affermazione della nuova destra populista, rappresentando l’ultimo bastione credibile e autentico che resiste e non si è fatto contagiare dalla retorica xenofoba, intollerante e semplificazionista dei tribuni della destra». In Baviera, i Verdi di Katharina Schulze non pongono nessun veto ad una possibile alleanza di governo assieme ai cristiano-sociali del governatore Markus Söder e del leader di partito e Ministro degli interni Horst Seehofer. Stando ai sondaggi potrebbero però in teoria dar vita anche a una coalizione alternativa con socialdemocratici, liberali e la lista indipendente dei Freien Wähler.
I tempi in cui i Verdi si definivano come gli antagonisti per eccellenza del centro-destra sono del resto tramontati. Oggi il partito è più che mai eclettico ed eterogeneo, viene votato sia dai dipendenti delle start-up metropolitane sia dai coltivatori di prodotti biologici della provincia, dalle donne come dagli uomini, dalle classi medio-alte ed imprenditoriali come da studenti e intellettuali. Classi che in Germania stanno molto bene, forse anche troppo, ma che nel loro benessere non vogliono rinunciare ad alcuni valori fondamentali, che solo i Verdi difendono attualmente in modo credibile: l’ambiente, la tolleranza, il multiculturalismo.
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