domenica 29 gennaio 2012
E, dopo l’Orso, Valentino...
Il 14 febbraio cade la festa di san Valentino. Dovremmo dire: "dei" Valentino, visto che è piena la tradizione antica di santi che rispondono a questo nome, oggi divenuto invece sinonimo di giornata dell'innamoramento da consumo. La civiltà contadina e montanara ne aveva fatto una cartina di tornasole di come sarebbe stata la primavera. A san Valentìn lou merlou mounto al pin: s'al ven qu'al a jai, na belo primo fai; s'al ven qu'al volo vio, la primo vai marìo. L'uccello dalla cui scelta di restare sul pino oppure di svolazzarsene via dipenderebbero le sorti di una bella oppure di una cattiva primavera, è qui il merlo. Diventa invece una gazza in un'altra versione, provenzale, del detto: A san Valentin l'agasso mounto oou pin; se noun li jai, ti tengues panca gai. E quindi: se alla gazza non piace rimanere sul pino, tu non rallegrarti ancora per l'arrivo- che non è così vicino- della primavera. E' quindi, quello di Valentino, un altro giorno marcatempo che - crediamo non a caso- si riferisce ad un periodo topico dell'anno: 12 giorni dopo la Candelora e 40 prima dell'Annunziata. E cioè dodici giorni dopo l'inizio, e quindi termine, del Carnevale dell'Orso e quaranta prima dell'inizio "ufficiale" della primavera contadina, scandito il 25 marzo dalla fine delle vijà. Periodo di geli invernali perduranti, tali da bloccare ancora la ruota del mulino: A san Valentìn la rôa a giassa davant al mulìn. A volte, invece, primo sciogliersi delle acque ghiacciate delle bealere: A san Valentìn le bialere aj dan camìn. Primi segnali dunque dell'arrivo di arie più tiepide, come sintetizzava la civiltà di Langa assaporando nelle narici i primi sentori dei venti del Mediterraneo: A san Valentìn tute le arie diventô marìn. Insomma, A san Valentìn la prima a l'è daosin, la primavera è vicina ed è tempo (in montagna) di andare nella vigna con le forbici adatte alla potatura: A san Valentìn pio i stezouire e vai a l'outìn. Ma è curioso notare che, se la civiltà contadina era giustamente interessata a marcare i tempi dei suoi lavori incipienti, era tuttavia anche tributaria di una tradizione magmatica remota che nella festa del 14 febbraio risuscitava la vicenda narrata in una Chanson de Geste della metà del secolo XIV ed intitolata alla storia di Valentin et Orson. Che erano due fratelli, figli della regina Bellissant, di cui uno, Orson, era stato rapito, infante, da una Orsa che l'aveva allevato come fosse un plantigrado, facendolo diventare un Uomo Selvatico. Fino a che, reincontrato il nobile fratello, Valentino, magnifico cavaliere, e fattosi battere in duello da questi, tornò a quella civiltà dorata da cui era stato inopinatamente sottratto dall'amore dell'Orsa. Il 1° febbraio: la festa dell'Orso; il 14 quella di san Valentino. Così la civiltà contadina tracciava nel suo calendario l'ordito e la trama di una storia antica.