lunedì 30 gennaio 2012
IN RITARDO LA NEVE, CHISSA’ LA PRIMAVERA?
Trenta, trentacinque cm di neve sugli altipiani, un metro o quasi al Pancani e, via via, un’interessante sequenza di dati che interrompono il lungo digiuno di questo inverno. La domanda è ora su quando finirà tutto questo inverno in ritardo. Eh sì, perché il bel tempo d’antan ci aveva troppo bene abituati e già assaporavamo profumi di una primavera quanto mai anticipata. Le previsioni ci parlano di un periodo di geli siberiani duri e di neve che cade ancora. Il tutto fino al 10 e forse oltre. Poi, chissa’? Ricorriamo allora alla cabala dell’Orso della Candelora che - come sappiamo- nella notte del 1° febbraio esce dalla sua tana ed osserva il cielo. Se vede chiaro, torna a dormire per 40 giorni almeno. Se vede scuro annuncia festoso la primavera. Chiaro e scuro... Sarà la Luna presente o meno, oppure il cielo coperto o sereno? Vedete voi... La luna è al primo quarto e verso mezzanotte, quando l’Orso si sveglia, risplenderebbe (se sereno) in cielo. Mercoledì sembra debba essere coperto, con fiocchi in aria... Primavera anticipata o ritardata? Vedremo.
domenica 29 gennaio 2012
E, dopo l’Orso, Valentino...
Il 14 febbraio cade la festa di san Valentino. Dovremmo dire: "dei" Valentino, visto che è piena la tradizione antica di santi che rispondono a questo nome, oggi divenuto invece sinonimo di giornata dell'innamoramento da consumo. La civiltà contadina e montanara ne aveva fatto una cartina di tornasole di come sarebbe stata la primavera. A san Valentìn lou merlou mounto al pin: s'al ven qu'al a jai, na belo primo fai; s'al ven qu'al volo vio, la primo vai marìo. L'uccello dalla cui scelta di restare sul pino oppure di svolazzarsene via dipenderebbero le sorti di una bella oppure di una cattiva primavera, è qui il merlo. Diventa invece una gazza in un'altra versione, provenzale, del detto: A san Valentin l'agasso mounto oou pin; se noun li jai, ti tengues panca gai. E quindi: se alla gazza non piace rimanere sul pino, tu non rallegrarti ancora per l'arrivo- che non è così vicino- della primavera. E' quindi, quello di Valentino, un altro giorno marcatempo che - crediamo non a caso- si riferisce ad un periodo topico dell'anno: 12 giorni dopo la Candelora e 40 prima dell'Annunziata. E cioè dodici giorni dopo l'inizio, e quindi termine, del Carnevale dell'Orso e quaranta prima dell'inizio "ufficiale" della primavera contadina, scandito il 25 marzo dalla fine delle vijà. Periodo di geli invernali perduranti, tali da bloccare ancora la ruota del mulino: A san Valentìn la rôa a giassa davant al mulìn. A volte, invece, primo sciogliersi delle acque ghiacciate delle bealere: A san Valentìn le bialere aj dan camìn. Primi segnali dunque dell'arrivo di arie più tiepide, come sintetizzava la civiltà di Langa assaporando nelle narici i primi sentori dei venti del Mediterraneo: A san Valentìn tute le arie diventô marìn. Insomma, A san Valentìn la prima a l'è daosin, la primavera è vicina ed è tempo (in montagna) di andare nella vigna con le forbici adatte alla potatura: A san Valentìn pio i stezouire e vai a l'outìn. Ma è curioso notare che, se la civiltà contadina era giustamente interessata a marcare i tempi dei suoi lavori incipienti, era tuttavia anche tributaria di una tradizione magmatica remota che nella festa del 14 febbraio risuscitava la vicenda narrata in una Chanson de Geste della metà del secolo XIV ed intitolata alla storia di Valentin et Orson. Che erano due fratelli, figli della regina Bellissant, di cui uno, Orson, era stato rapito, infante, da una Orsa che l'aveva allevato come fosse un plantigrado, facendolo diventare un Uomo Selvatico. Fino a che, reincontrato il nobile fratello, Valentino, magnifico cavaliere, e fattosi battere in duello da questi, tornò a quella civiltà dorata da cui era stato inopinatamente sottratto dall'amore dell'Orsa. Il 1° febbraio: la festa dell'Orso; il 14 quella di san Valentino. Così la civiltà contadina tracciava nel suo calendario l'ordito e la trama di una storia antica.
Resisteranno i nostri piantini di fiore alla neve?
Siamo arrivati alla svolta di questo strano inverno 2011-2012. Cercavamo la scorsa settimana di divinare nella nostra sfera di cristallo digitale i primi, ancora lontani, accenni di neve che potessero manifestarsi. E ci sembrava che la situazione dovesse cambiare verso la fine di questa settimana. Sembrava che la potenza dell'Anticiclone, che finora ha dominato in lungo e in largo sul nostro Basso Piemonte, potesse essere indebolita dalla ripresa dell'Atlantico. E, di più, che i flussi umidi provenienti dall'Atlantico potessero cozzare con l'aria gelida proveniente da Est, con la logica ed inevitabile conseguenza del ritorno dell'acqua e della neve, anche in pianura. Uno scenario che allora appariva ancora lontano e del tutto ipotetico, ma che ora - a pochi giorni, a poche ore dalla scadenza del fine settimana- ci appare più chiaro ed ormai quasi deciso. Insomma, non fatevi ingannare dal sole pieno che troverete ancora giovedì mattina: sono gli ultimi sprazzi dell'inverno-primavera di quest'anno che esala gli ultimi suoi rèfoli di gradevoli tepori. Lo pensavamo ieri con rammarico mentre, sulla balza collinare che ci è cara, cercavamo un sito adatto per quei teneri piantini di Hypericum calcynum e di lonicera, alias caprifoglio, che avevamo sottratto all'oblio dei clienti del supermercato scegliendo di piantarli comunque - nonostante i già aperti germogli verdi- nel nostro rustico giardino all'inglese. Il sito lo abbiamo trovato in cima ad una ripa difesa dalle forsizie: la terra non vi era gelata, un ricco strato di foglie riparerà -speriamo- queste promesse di colori e di profumi fino alla prossima ed ormai imminente primavera. Prima, però, sarà la neve a ricoprire il nostro casotto di collina, in un letargo ritardato e probabilmente (lo speriamo) quanto mai breve. Le nuvole cominceranno ad arrivare giovedì sera, poi continueranno venerdì con qualche pioggetta verso notte, ma con quota neve ancora alta. Sabato, foschie con nuvole, ma i primi fiocchi dovrebbero cominciare verso sera-notte con la quota del gelo scesa ormai fino agli altipiani. Deboli e radi da principio i fiocchi domenica mattina, ma sarà verso l'imbrunire -anticipato dalle nuvole- che la precipitazione assumerà le desuete vesti della nevicata vera e propria. Un bianco strato che si formerà anche fino a 400-350 metri di quota, insomma, un po' dappertutto. Intanto le colonnine scenderanno tanto da far nevicare anche a quote più basse ancora nel lunedì, mentre il tutto finirà martedì mattina presto. Ma, anche per dopo, nella prossima settimana, si può prevedere un tempo perturbato a tratti. Questo il quadro attuale. Inutile dire che in qualche modo il nostro antico calendario contadino è, ancora una volta, rispettato. Domenica è il primo giorno della Merla mentre giovedì è il tempo dell'Orso e giovedì della Candelora. In più: da lunedì è cambiata la Luna che, ricordiamocelo, è ancora quella di gennaio.
romano.fulvio@libero.it
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