ebook di Fulvio Romano

sabato 3 ottobre 2015

Prostata: antiossidanti sì, ma a dosi basse. Sennò...

LA STAMPA

Cronaca

Ricerca delle Molinette

Gli integratori possono aumentare

il rischio di tumore alla prostata

Alte dosi d’integratori alimentari alimentano il cancro alla prostata. A fare l’inaspettata scoperta è stato il professor Paolo Gontero della Clinica Urologica universitaria delle Molinette diretta dal professor Bruno Frea, che ha collegato tre sostanze considerate «amiche della salute» allo sviluppo del carcinoma prostatico. Si tratta di selenio, licopene (antiossidante di cui è ricco il pomodoro) e degli estratti di tè verde.

La sorpresa

L’importante risultato, appena pubblicato sulle riviste americane Nature Reviews Urology e The Prostate, è frutto di una ricerca opposta: «Temevamo che non saremmo riusciti a dimostrare l’efficacia di queste sostanze antitumorali a causa della durata relativamente breve del trattamento, identificato in sei mesi. Ma mai ci saremmo aspettati di constatare un effetto opposto», dichiara il professor Gontero. Lo studio clinico su 60 uomini con lesioni pre-tumorali – iniziato nel 2008 come progetto di ricerca sostenuto dalla Regione Piemonte – ha infatti dato risultati inaspettati, confermati dai laboratori di Genomica dei tumori della Fondazione Edo Tempia. Si è svolto in collaborazione con la professoressa Paola Brusa dell’Istituto di Farmacologia dell’Università di Torino e ha dimostrato che «l’intero campione trattato con gli integratori alimentari ad alta concentrazione ha sviluppato il carcinoma mentre gli altri no. Abbiamo somministrato le dosi massime raccomandate, sperando in una regressione».

Concentrazioni pericolose

A far la differenza sono le concentrazioni: se in piccole dosi possono fare bene, superato un certo livello gli antiossidanti causano una sorta di intossicazione direttamente collegabile al cancro alla prostata. «I soggetti che avevano assunto queste sostanze in elevate quantità, contrariamente a quelli trattati con solo placebo, mostravano l’attivazione di geni anomali a dimostrazione che l’aumentato numero di tumori non è dovuto al caso ma è l’effetto di modificazioni del Dna indotte dagli antiossidanti», spiega Gontero. E aggiunge: «L’alimentazione mirata resta di fondamentale importanza nella prevenzione dei tumori, ma l’uso d’integratori può far aumentare di 3 volte il rischio cancro negli uomini predisposti. Fondamentale è approfondire la ricerca sugli antiossidanti: servirebbe una regolamentazione». 

Noemi Penna


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