ebook di Fulvio Romano

lunedì 5 ottobre 2015

Ecco perché l’iPhone ora ci spia anche a letto

LA STAMPA

Italia


L’iPhone che abbiamo in tasca ora tiene conto anche della nostra attività sessuale. Calmi tutti: non lo fa da sé spiandoci a nostra insaputa, ma - almeno per ora - bisogna sia il proprietario a dirglielo. 

Nel sistema operativo, con l’aggiornamento a iOS9 reso disponibile da Apple venti giorni fa, all’interno dell’applicazione dedicata alla salute, a fianco dell’attività fisica, dell’alimentazione, dei parametri vitali e del monitoraggio del sonno, compare una voce dedicata alla salute riproduttiva. L’argomento si è subito prestato all’ironia machista: da quello che dice «Ti capita così di rado che te lo devi scrivere, eh?», a chi arguto risponde, «Al contrario, la ressa è tale che se non me lo segno perdo il filo». Ma, se per un minuto mettiamo da parte i toni da spogliatoio, i riferimenti alla filmografia di Alvaro Vitali e le memorabili pagelle di Moana Pozzi sui partner illustri, la questione ha almeno tre aspetti rilevanti.

In primo luogo è un altro capitolo della crescente tendenza all’automonitoraggio da parte di oggetti dotati di sensori e collegati a internet. Il tracciamento della salute è un mercato che - secondo l’istituto di ricerca Bcc - l’anno scorso valeva 3,2 miliardi di dollari, destinati a diventare 18,8 nel 2019. E il beneficio per la prevenzione, ammesso che tali dati vengano messi a disposizione del nostro medico, è evidente. 

C’è poi uno straordinario valore di queste informazioni per la ricerca sociale: immaginate cosa ne avrebbe potuto tirare fuori Alfred Kinsey, il medico che negli Anni 50 con i suoi rapporti sulla sessualità ribaltò consolidati luoghi comuni sull’astinenza e sull’eterosessualità della società americana.

In terzo luogo la frequenza dei nostri rapporti, la protezione o meno utilizzata, incrociate con gli stili di vita e i dati demografici, in forma anonima e aggregata sarebbero senz’altro assai utili alle case farmaceutiche.

Apple in realtà ha intercettato una tendenza diffusa, soprattutto nell’utenza femminile. Numerose sono da tempo le applicazioni per telefoni e tablet, in inglese «intimacy tracker», che consentono di registrare dati analoghi. Su di esse, come su iOs, si possono segnare anche temperatura basale, informazioni sul ciclo e sull’ovulazione. Come sempre più spesso accade, trattandosi di dati sensibili, si pone il tema della sicurezza e del contratto sociale con il quale sono condivisi, visto che le giurisdizioni nazionali faticano a regolare un ambiente intrinsecamente sovrannazionale come il digitale.

Per fortuna c’è un po’ di tempo per pensarci: anche se accelerometro e giroscopio forse potrebbero aiutare allo scopo, l’inserimento delle informazioni in questo momento è totalmente manuale, a cura dell’utente. Il che, se da una parte è una garanzia, dall’altra è anche il limite di queste applicazioni: pochi le aggiornano con regolarità.

Nel dubbio, per genitori e compagni da oggi c’è un motivo in più per stare alla larga dall’idea di curiosare nel telefono dei propri familiari.

Massimo Russo


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