ebook di Fulvio Romano

venerdì 8 maggio 2015

Imperia: immigrati negli hotel, si alza la protesta

LA STAMPAweb

Imperia

PRESA DI POSIZIONE CONTRO IL MINISTERO CHE INTENDE REQUISIRE SEDICI STRUTTURE NELL’IMPERIESE PER ACCOGLIERE 550 rifugiati

Migranti negli hotel, si alza la protesta

Albergatori sorpresi e ora pronti alle barricate. Reazioni anche nel mondo politico

La Riviera è pronta a salire sulle barricate contro il ministero dell’Interno che intende requisire sedici strutture alberghiere, nemmeno tutte dismesse, per collocarvi 550 rifugiati. Gli albergatori ritengono la presenza dei profughi, a due passi dall’inizio dell’estate, «un grave ostacolo per il rilancio del turismo». E le popolazioni temono episodi di intolleranza, l’aggravarsi della microcriminalità. Da Bordighera a Imperia gli addetti ai lavori si dicono «sorpresi» del provvedimento: e la protesta non risparmia la Prefettura. Perchè nell’elenco romano compaiono anche due strutture ancora in attività, mentre dell’hotel Mimosa (saranno sistemati 28 rifugiati) è stata sbagliata la sede: si trova a Imperia, non a Cervo. «L’ho saputo dal giornale che il mio albergo potrebbe essere requisito – commenta Daniela Barreca, proprietaria del Kristina di Imperia, tre stelle, sedici camere – Ma noi siamo sempre aperti. Lo Stato collochi i rifugiati nelle strutture di proprietà: qui vicino c’è la caserma Camandone. O siamo una dittatura?». E Roberta Moretti dell’albergo «La Genzianella da Roby», di Pornassio, tre stelle, otto camere, appena riaperto, è altrettanto furiosa: «Non voglio nessuno con quello che ho speso per ristrutturarlo. Mi dispiace per i rifugiati, ma prima aiutino gli italiani». Uno degli hotel presi in considerazione a Bordighera, invece, per decenni è stato la meta preferita di Horst Tappert, il noto ispettore Derrick, mai mancata un’estate. «Villa Speranza», immersa nel verde di via Galilei, tre stelle, chiusa da 15 anni, dovrà ospitare 16 rifugiati. Poco importa se il suo titolare, Peter Lindinger, trasferitosi all’estero, rinnovi ogni anno la licenza. Villa Speranza finisce nel calderone ministeriale, come il Torino di via Febo, in pieno centro, chiuso da tempo, appena ottenuta l’autorizzazione per riconvertirlo in alloggi. Qui troveranno sede 20 rifugiati. Stesso destino per La Scogliera di via Cantore. Cessata l’attività da sette mesi, riacquistato nel febbraio scorso, sta per riaprire. I proprietari, la società La Scogliera srl, ovviamente storcono il naso: «Dovrebbero invece premiare gli imprenditori che investono nel turismo in un momento come questo». E’ già stata inoltrata istanza per avviare i lavori e riaprire entro l’estate. Titolari pronti, comunque, a rivolgersi al Tar. Alle richieste di chiarimento avanzate dalla stessa amministrazione Pallanca, è stato risposto che «nessuno è a conoscenza di questa decisione». A Diano Marina è andata meglio. «La Prefettura ci ha escluso dall’operazione», dicono in Comune. Due gli alberghi «nel mirino»: il Napoleon e il Royal Esplanade. Dichiarazioni che fanno supporre il ridimensionamento della vicenda, ma non cancellano i timori che restano, e forti. Perché le carte non mentono. Soprattutto quelle romane, nero su bianco i nomi degli hotel interessati. «E’ una scelta folle - sostiene Mario Conio della minoranza di Taggia, città nella quale i profughi finiranno nell’ex albergo Anna - Creerà disagio in un’area dove si concentrano le attività turistiche e di ristorazione del lungomare e rischia di provocare pericolosi fenomeni di intolleranza». «Il dubbio espresso dall’opposizione sulla scelta dell’hotel Anna è legittimo - replica il sindaco Vincenzo Genduso - La Prefettura si è mossa in maniera autonoma, a noi non è giunta alcuna comunicazione».

loredana demer


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