ebook di Fulvio Romano

giovedì 24 luglio 2014

Renziani contro Grasso (eh già, di Boschi ce n'è una sola ... e basta e avanza!)

LA STAMPA

Italia

Grasso fa infuriare i democratici

Napolitano riceve il presidente del Senato: attenzione, la paralisi recherebbe grave danno al Parlamento

«Sarebbe un grave danno al prestigio e alla credibilità dell’istituzione parlamentare il prodursi di una paralisi decisionale su un processo di riforma essenziale». Il capo dello Stato continua la sua opera di sostegno alla riforma costituzionale che sembra finita in una palude. Ostruzionismo senza sosta dei 5 Stelle, di Sel (6000 emendamenti) e dei dissidenti di Forza Italia, ore e ore di discussione al Senato per votare un solo emendamento quando di emendamenti ce ne sono migliaia. E molti di essi nascondono un’insidia, uno stravolgimento del ddl uscito dalla commissione Affari costituzionali con il timbro di Renzi e di Palazzo Chigi. Di questo passo la riforma del Senato potrebbe saltare. E a mettere altra sabbia nella macchina legislativa, sostiene il capogruppo del Pd Zanda, ci ha pensato Pietro Grasso che ha concesso il voto segreto sugli emendamenti che riguardano le minoranze linguistiche e le competenze che avrà Palazzo Madama. Esultano le fronde trasversali di destra e di sinistra che vogliono il Senato elettivo («Grasso coraggioso», dice Minzolini) e il leghista Calderoli il quale ricorda che la seconda carica dello Stato ha rispettato il regolamento. Grasso si è invece attirato i fulmini di Renzi e della maggioranza. Ed è girata voce nei gruppi parlamentari che anche il Quirinale non abbia gradito la decisione del presidente del Senato sul voto segreto.

Nel segreto dell’urna, spiegano fonti del Pd, si annidano i franchi tiratori, crescono e si esprimono tutte quelle reazioni in difesa del bicameralismo perfetto e contro le riforme. Con l’effetto di bloccare Renzi. Meglio sarebbe stato per il Pd una ghigliottina sugli emendamenti, tagliando i tempi della discussione o lo stesso contingentamento dei tempi di ogni intervento in aula. «Si stanno creando le condizioni - spiega un furibondo Casini nel Transatlantico di Palazzo Madama - per aprire un’autostrada alla delegittimazione di questa legislatura: è chiaro che così facendo si va dritti diritti alle elezioni anticipate». Non lo dice, ma Casini e non solo ce l’ha con Grasso. Il quale però si difende, affermando che non ha precedenti il numero di richieste di voto segreto (920). E poi la giunta per il regolamento non è stata in grado di decidere. Quando la decisione è stata messa nelle sue mani, la seconda carica dello Stato ha dovuto prendere atto che il regolamento del Senato non consente altre interpretazioni: ovvero quando ci sono di mezzo i diritti delle minoranze linguistiche si deve per forza concedere il voto segreto. Il problema nasce di fronte ad alcuni emendamenti che contengono sia i diritti delle minoranze linguistiche sia le competenze che dovrà avere il Senato. Ecco, secondo Grasso quando si arriva a questi emendamenti omnibus, che in tutto sono 4, si può spacchettare e procedere con voto segreto solo una parte, quella che riguarda le minoranze linguistiche. Poi c’è il metodo del cosiddetto «canguro» che evita di votare su emendamenti simili. Conclusione logica del presidente del Senato: non è vero che io sto rallentando l’iter delle riforme. Anzi, «ho sminato il terreno dagli agguati: poi, per velocizzare ulteriormente è necessario che su alcune questioni governo e maggioranza arrivino con le opposizioni a una mediazione politica».

È questo ciò che Grasso è andato a spiegare nel pomeriggio a Napolitano, «mettendo in luce le gravi difficoltà rappresentate da un ostruzionismo esasperato tradottosi in un numero abnorme di emendamenti». Ma alle decisioni di Grasso viene attribuita una valenza politica. Il sospetto è che voglia essere il punto di riferimento di tutti i dissidenti a Renzi, dentro e fuori il Pd (5 Stelle compresi) per giocarsi una partita politica in proprio. Magari quando sarà l’ora di eleggere il nuovo capo dello Stato. Grasso sorride di queste «elucubrazioni» che non gli appartengono.

AMEDEO LA MATTINA