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sabato 20 luglio 2013

Renzi, continua a parlare!

LA STAMPAweb

Cultura

Renzi continui a parlare

Non si capisce perché Matteo Renzi dovrebbe smettere di parlare. Per non disturbare le larghe intese, per non sembrare il Primo ministro ombra, per non fare il controcanto.

Se la tenuta dell’alleanza Letta-Alfano dipende dalla frequenza delle dichiarazioni sue o che lo riguardano, c’è da preoccuparsi. È sperabile che le sorti del Paese si reggano su fondamenta più solide. Non sul silenzio del sindaco di Firenze. Non sulla sola determinazione del Presidente della Repubblica al secondo mandato, e al suo secondo esperimento governativo. Non sulla disponibilità a chiudere gli occhi riguardo alle rispettive magagne, cioè sulla collusione dei due maggiori partiti, i quali dovrebbero invece essere tenaci controllori l’uno dell’altro.

Pur di tenerlo ammollo e di lasciarlo fuori dalla porta, a Renzi è stato detto tutto e il contrario di tutto, da destra e da sinistra. Ha un’ambizione sfrenata (Marini) e pure vuota di contenuti (Gasparri). E’ un fenomeno mediatico (De Luca) e un pavone vanesio ed egocentrico (Brunetta, che in effetti è un tipo modesto). E’ bravo e una risorsa (Moretti in fuga rapidissima da Bersani), ma è accecato da un delirio di onnipotenza (Fassina) e parla troppo (D’Alema). E’ un politico di destra (seconde e terze file del suo stesso partito), che non ha capito che per vincere bisogna parlare solo ai delusi della sinistra (Ingroia). E’ meglio Serracchiani segretario (Franceschini) o un’altra donna (Fioroni pronto all’estremo sacrificio). E’ tornato a essere di sinistra (Orfini), ma è andato a pranzo con Briatore (cosa che Cacciari non farebbe mai, perché Briatore è un cafone megagalattico).

Gli è stato suggerito di farsi un giro come eurodeputato (volendo anche due legislature), ma dalla Merkel è meglio che non vada perché crea imbarazzi. Gli è stato notificato che dicendo la sua sulla questione kazaka - così come hanno fatto, giustamente e con rilievi spesso più penetranti, anche Cuperlo, Epifani, Finocchiaro, Civati, Bindi, l’Onu e il Financial Times - crea instabilità, mette a repentaglio la ripresa economica, rischia di far cadere il governo.

Di Renzi non ci si fida. E’ un tipo simpatico, ma il partito è meglio non darglielo. Figurarsi, a uno che è andato a parlare ad Amici (dicono quelli che non ne hanno il fisico) e le Tv le occupa perché lo invitano con insistenza (a differenza di altri che si autoinvitano, invano).

Renzi dà fastidio, perché parla chiaro. E’ diretto e si fa capire. Non usa il politichese intarsiato degli anni che furono. E’ tagliente e anche tagliato. Schiva le frasi lunghe come la peste e usa un linguaggio concreto che arriva ai più. Ed è davvero troppo.

Una roba insopportabile in un Paese vecchio e di vecchi come il nostro. Per fare politica e parlare alla gente bisogna essere altezzosi e contorti. Equilibristi, decorativi e soprattutto evanescenti. Così puoi sempre correggere il tiro e dire che sono stati gli altri a non capire. Salvo poi usare Renzi come raccatta voti o per saltarci sopra con entusiasmo all’ultimo minuto se proprio lui è l’ultima carta da giocare per non perdere la poltrona.

E invece non è più sopportabile la spocchia di chi lo tratta come un ragazzino bizzoso. Un capo-scout cresciutello dalle ambizioni smisurate. Un eterno Akela con i calzoni di velluto corti al ritorno dalle Vacanze di Branco, guardato con sufficienza da chi può al massimo concedergli di essere stato bravo con i lupetti e che «il ragazzo prima o poi si farà».

Certo anche Renzi ha i suoi limiti. Ripete ossessivamente i suoi tormentoni ed è capace di passare dall’economia europea a Balotelli, dalle vessazioni fiscali a Rambo. Ogni tanto poi si ricorda che deve puntare sui suoi cavalli di battaglia e ti infila «la bellezza della politica» (che ancora non si capisce cosa sia) o l’ottimismo rotondo alla Oscar Farinetti (l’Italia tra 10 anni sarà il Paese più bello del mondo, è la regina dell’alimentare). E gli immancabili musei di Firenze aperti la notte.

Ci permettiamo un sobrio e modesto consiglio: «Matteo fregatene, continua a parlare». Non ci saranno terremoti. Chi lo detesta, lo contesti e lo sfidi sul suo terreno. Ben vengano altri Renzi, se sono pronti. A destra, a sinistra, e anche al centro.

Elisabetta Gualmini


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